Comunicato del Partito Comunista dell’India (Maoista) per il 1 Maggio in India

P ARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA)

Comitato Centrale

Comunicato

28 APRILE 2023

Celebrare il Primo Maggio rivoluzionario. Costruire movimenti politici militanti degli operai e contadini dell’India contro i quattro codici del lavoro fascisti del BJP, le politiche anti-contadini e tutte le politiche anti-popolari del governo.

In occasione del Primo Maggio, il PCI (maoista) esprime il suo caloroso saluto a tutta la classe operaia, alle masse lavoratrici dell’India e del mondo. Quest’anno celebriamo il Primo Maggio in un momento storico in cui il capitalismo mondiale attraversa una delle sue peggiori crisi. L’imperialismo sfrutta e reprime duramente le masse lavoratrici dei paesi oppressi così come del resto del mondo. Le guerre inter-imperialiste si stanno intensificando e marciano verso la guerra nucleare. Il proletariato di tutto il mondo è oggi trasformato in una mera appendice della catena della produzione in quanto fonte di plusvalore. Ciò ha peggiorato tutti gli aspetti della sua esistenza e deprivato la sua vita di umanità, portandolo a ribellarsi contro questa realtà del capitalismo, che disumanizza la stragrande maggioranza della popolazione umana. In un paese semi-feudale e semi-coloniale come l’India, coesistono diverse forme di capitale e diversi contingenti di classe operaia. Ancora in India la forza lavoro non libera come in un paese capitalista e il processo di estrazione del plusvalore avviene prevalentemente attraverso lavoro domestico non pagato, lavoro servile e lavoro occasionale. La disuguaglianza sociale ed economica ha fatto un passo da gigante dopo la salita al potere di Modi. I primi cento miliardari in India controllano una ricchezza di circa 54000 miliardi. Una cifra tanto enorme che sarebbe sufficiente a finanziare il bilancio dell’Unione per almeno 18 mesi. La concentrazione della ricchezza e delle risorse nelle mani delle classi sfruttatrici ha causato un enorme squilibrio nell’economia indiana e alla classe operaia.

Situazione dell’agricoltura: le politiche del governo centrale BJP e degli altri partiti della classe dominante nei singoli stati stato non sono riuscite a creare condizioni favorevoli per il reddito profitti dei piccoli, medi e grandi agricoltori. Il recente piano di bilancio del governo centrale ha stanziato credito di 20000 miliardi di rupie. Una vera e propria presa in giro a fronte delle rivendicazioni degli agricoltori di cancellazione dei debiti, leggi sull’intermediazione finanziaria e riduzione dei costi dei fattori di produzione. Ogni eccedenza generata dai piccoli e medi agricoltori viene carpita e sfruttata dai proprietari terrieri e dal capitale finanziario monopolistico e il risultato finale è che tale eccedenza non riesce a sviluppare la produzione. Secondo l’ultimo censimento, la popolazione totale dei lavoratori senza terra era di circa 14 milioni e, proseguendo nella tendenza attuale, la loro popolazione è ulteriormente aumentata. Circa l’83% delle famiglie rurali detiene meno del 30% della terra, e questo indica chiaramente la concentrazione delle terre nelle mani di proprietari feudali e grandi aziende.

Scenario occupazionale e attacco alla classe operaia: circa il 90% della forza lavoro in India è compresa nel settore informale. Nel biennio 2022-23 hanno chiuso i battenti circa 10.655 micro, piccole e medie imprese, è il numero più alto degli ultimi quattro anni. Questo settore informale rappresenta circa il 30% dell’economia e il 40% della forza lavoro e ha patito la demonetizzazione, l’aumento delle tasse e la pandemia. La quota di posti di lavoro governativi nei settori organizzati sta rapidamente diminuendo. Dal 2014 al 2021, la domanda di lavoro totale è stata superiore a 220 milioni, ma il governo Modi è stato in grado di offrire solo circa 70000 posti di lavoro nel settore pubblico. Inoltre, il 44% dei contratti di lavoro nel pubblico è temporaneo o a termine. Nello stesso periodo, milioni di lavoratori e impiegati hanno perso il lavoro a causa delle politiche filo-imperialiste e pro-borghesia compradora del governo Modi. L’informalizzazione dell’economia indiana ha portato all’ulteriore sfruttamento della classe operaia e dei contadini. Uno dei fattori principali alla base del forte calo della quota dei salari (dal 30% negli anni ’80 al 9,5% nel 2009) rispetto all’enorme aumento della quota dei profitti (da circa il 15% al 55% nello stesso periodo) è stata la rapida precarizzazione della forza lavoro. La percentuale di lavoratori a contratto nel settore manifatturiero formale è aumentata da circa il 12,26% nel 1990-91 a circa il 42,27% nel 2013-14. Il tasso di partecipazione al lavoro è sceso dal 42,9% al 39,8% negli ultimi anni. La diminuzione dei salari reali ha attaccato il potere d’acquisto dei lavoratori e delle masse lavoratrici. Tra il 2016-17 e il 2021-22, c’è stato un drastico calo del 62% dei posti di lavoro nell’industria del cemento, nell’industria dei metalli l’occupazione è diminuita del 10% e nel settore minerario i posti di lavoro sono diminuiti del 28%. Secondo il rapporto NCRB 2021, circa 80mila lavoratori a giornata si sono suicidati negli ultimi due anni. In realtà non si tratta di un suicidi ma di omicidi perpetrati dalle classi dominanti.

Privatizzazione dei settori pubblici strategici: quando nel 2014 il BJP ha conquistato il potere politico, ha lanciato una serie di programmi di privatizzazioni del settore pubblico, che rappresenta le arterie dell’economia indiana. Sta facendo tutto il possibile per consegnare ad Adani e Ambani la Coal India limited e la Singareni Collieries Company Limited. Per facilitare questa mossa, ha adottato la legge sulla fornitura di miniere di carbone (speciale) del 2015, che consente ai privati di produrre e vendere carbone al proprio prezzo. Nell’ambito del programma di monetizzazione nazionale, il governo del BJP è pronto a privatizzare, tra l’altro, 400 stazioni ferroviarie, 150 linee passeggeri, 2.843 km di tratte merci dedicate e infrastrutture ferroviarie. Diverse banche pubbliche, assicurazioni, telecomunicazioni e altri sono state predisposte per la privatizzazione. La privatizzazione delle risorse naturali sta andando avanti col supporto delgli attacchi fascisti ai movimenti popolari contro la privatizzazione delle ricchezze naturali del nostro paese.

Lotte internazionali della classe operaia: Il movimento della classe operaia francese mostra chiaramente la crisi politica ed economica del sistema borghese in Francia. Macron sta mantenendo il comando per mezzo di decreti e dure misure repressive contro movimenti di massa della classe operaia. In Francia il 23 marzo il movimento della classe operaia contro la nuova riforma pensionistica e per altre rivendicazioni operaie ha acquisito una forma militante, tanto che la classe dominante lo ha decritto come un atto di insurrezione. I partiti revisionisti in Francia serrano i ranghi a difesa della Quinta Repubblica dall’assalto della classe operaia. I partiti revisionisti stanno facendo tutto il possibile per destabilizzare il movimento operaio in corso in Francia, attraverso le loro tattiche di compromesso che fanno l’interesse della borghesia. Le forze comuniste e rivoluzionarie devono condurre una lotta politica e ideologica per continuare il movimento della classe operaia per la costruzione del socialismo in Francia. È ora necessario che la classe operaia francese indica uno sciopero generale per spezzare la spina dorsale del sistema. Nel Regno Unito dal maggio 2022 sono scoppiate una serie di proteste operaie che hanno anche provocato una crisi politica. Negli Stati Uniti, il movimento degli infermieri, i movimenti dei lavoratori di Amazon e altri movimenti della classe operaia continuano. Tutto ciò riflette l’intensificarsi delle contraddizioni di classe derivanti dall’aggravarsi della crisi del sistema capitalista globale.

In India, i sindacati, invece di schierarsi dalla parte dei movimenti della classe operaia, di fatto si adeguano alle costrizioni del sistema. Di fronte al potere concentrico di capitale e governo, la classe operaia è divisa in diverse parti isolate. I sindacati non fanno fare ai movimenti della classe operaia l’ulteriore passo in avanti in termini di direzione politica. Attualmente, il movimento della classe operaia mostra una coscienza spontanea in gran parte accompagnata dal prevalere di rivendicazioni parziali avanzate dai sindacati. Gli scioperi sindacali sono diventati essenzialmente formali, il che gli fa perdere efficacia anche per un minimo cambiamento nelle condizioni di vita delle classi lavoratrici in India. Tra il 1991 e il 2022 ci sono stati un totale di 21 scioperi indetti dai sindacati centrali, ma tutti questi scioperi non sono riusciti ad esercitare alcuna pressione sullo Stato e hanno rappresentato una sorta di sciopero festante. Il movimento della classe operaia indiana sta attraversando il periodo più difficile della sua storia e solo avendo una chiara linea politico di unità con i contadini e le altre masse lavoratrici può superare la sua persistente debolezza. Oggi i sindacati di tutto il mondo sono nella morsa delle forze revisioniste e socialdemocratiche che hanno legato i movimenti della classe operaia alle catene dell’economicismo e riformismo. È dovere della classe operaia lottare contro questa ideologia anti-proletaria, costruendo movimenti militanti della classe operaia e avanzare con l’obiettivo di conquistare il potere politico.

Compagni,

I rapporti di produzione esistenti sono sfruttatori e agiscono da freno alla sviluppo delle forze di produzione. La persistente arretratezza dei rapporti di produzione in India, vincolati al capitale finanziario dei monopoli imperialisti, al capitale della borghesia compradora e ai proprietari terrieri, è un ostacolo allo sviluppo complessivo della classe operaia e delle masse. La classe operaia e i contadini indiani devono spezzare queste catene, portando la Rivoluzione di Nuova Democrazia alla vittoria per avanzare verso il socialismo. Il Comitato Centrale del PCI (maoista) fa appello a tutte le organizzazioni di massa di lavoratori, contadini, donne, intellettuali, studenti, dalit, e alle organizzazioni delle nazionalità oppresse a costruire in tutto il paese un movimento politico militante congiunto di classe operaia e contadini contro i quattro codici del lavoro, la legge anti-contadina e il fascismo brahmanico hindutva.

Ahay

portavoce

Comitato Centrale

Pubblicato da maoist 

Sardegna: corteo contro le esercitazioni e l’occupazione militare a Decimomannu

Ieri ha avuto luogo un partecipato corteo a Decimomannu contro le tre maxi-esercitazioni militari che stanno coinvolgendo l’isola in questi mesi: Noble Jump della Nato, Joint Stars della Difesa e Mare aperto.

Il corteo è partito dalla piazza del Municipio di Villasor e ha circumnavigato l’aeroporto militare di Decimomannu, provando ad avvicinarsi più volte alle reti ed ai cancelli ed è stato respinto da ripetuti e fitti lanci di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. Il traffico aereo intorno alla base è stato disturbato con il lancio di razzetti segnalatori.

Nei giorni scorsi erano state viste colonne di mezzi militari sulle strade scortate dai Carabinieri. Come scrive Sardinnia Aresti in un suo comunicato:

La guerra. La sentiamo nominare in televisione, sui giornali, sui social. La sentiamo nominarecostantemente. Eppure, ci sembra sempre abbastanza lontana per non preoccuparcene. O meglio, ci adagiamo nel privilegio di poterci non preoccupare del fatto che in questo momento nel globo ci sono territori assediati dai conflitti tra Stati e che migliaia di civili muoiono sotto il peso delle bombe. Anche se quelle bombe vengono prodotte a casa nostra. Anche se quelle tecniche di guerra vengono sperimentate e affinate nel giardino di casa nostra. Anche se ogni giorno, mentre lavoriamo, sentiamo il rombo dei jet sopra la nostra testa. Il privilegio di non preoccuparsene, e di accontentarsi di quella manciata di briciole che l’Esercito ci regala, non durerà per sempre. Sia perché, con la guerra in corso, non possiamo mai stare tranquilli in un isola tappezzata di obiettivi militari. Sia perché giocare a fare la guerra non è sicuro, ciò che è accaduto nelle scorse settimane a Guidonia ne è un esempio molto chiaro. […]

I movimenti sardi che da tempo denunciano “l’occupazione militare della Sardegna” sottolineano come non esista altro luogo in Europa più militarizzato dell’isola italiana: il 65% delle proprietà militari italiane, è in Sardegna. Il ritmo delle esercitazioni si è intensificato dallo scoppio della guerra in Ucraina ed il costo della monocoltura militare diventa sempre più esoso.

Pubblicato da maoist

Guerra e ricostruzione: governo Meloni comitato d’affari di padroni e borghesia imperialista

Il ruolo attivo dell’imperialismo italiano, dal governo Meloni al presidente repubblica Mattarella, la sua politica fascista e nazionalista che alimenta la guerra mentre pensa ai profitti della ricostruzione dei padroni, dalla Coldiretti alla Marcegaglia 

come emerge da un articolo del manifesto

Ricostruzione in Ucraina, l’Italia cerca un posto al sole. Ma nel 2025

AFFARI DI GUERRA E PACE (FUTURA). Conferenza bilaterale in pompa magna a Roma: è servita per candidarsi a ospitare quella vera fra due anni. Cordialità e promesse fra Meloni e Zelensky (collegato in video) mentre Salvini annuncia accordi milionari per le imprese italiane private: WeBuild, Mermec e Coldiretti

Con la guerra ancora all’acme, una metaconferenza sulla ricostruzione in Ucraina per candidarsi ad ospitare la vera conferenza fra due anni.

ANNUNCIATA IN POMPA MAGNA sui media di regime, ieri mattina al vecchio palazzo dei congressidell’Eur di Roma si è tenuta la «Conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell’Ucraina» alla quale è intervenuto in video-collegamento da Kiev anche il presidente Volodymyr Zelensky. Il clou della opaca conferenza è stato l’annuncio della premier Giorgia Meloni: «L’Italia si candida a ospitare nel 2025 l’Ukraine Recovery Conference», la vera conferenza sulla ricostruzione, appunto. Si spera a guerra conclusa.

Il nostro governo, come tutti gli altri, infatti, guarda già alla ricostruzione del paese devastato dalla guerra, il che per Meloni «significa scommettere concretamente sulla vittoria» e su un suo «futuro di pace, di benessere e sempre più europeo».

Parole che incassano la riconoscenza di Zelensky, eccezionalmente in italiano: «Grazie Giorgia, grazie Italia per l’appoggio. Gloria all’Italia, Slava Ukraini», l’ormai classica conclusione, nel tripudio generale.

Al mattino, al Quirinale, era stato il presidente della repubblica Sergio Mattarella a garantire al primo ministro Denys Shmyhal e al ministro degli Esteri Dmytro Kuleba «il sostegno pieno dell’Italia all’Ucraina, in ogni ambito e finché sarà necessario», nonché l’ambizione a «una pace giusta che rispetti l’integrità» del paese. Il cui ingresso nell’Unione europea deve avvenire «nel più breve tempo possibile», è il monito del capo dello stato, a cui si associa la presidente del Consiglio chiedendo di «avviare in tempi rapidi i negoziati per l’adesione».

DOPO UN FACCIA A FACCIA col premier Shmyhal, la presidente del consiglio è intervenuta davanti ai rappresentanti di circa mille imprese italiane e ucraine. Un’iniziativa che aveva promesso a Zelensky durante il suo viaggio a Kiev e che il presidente apprezza ringraziando «personalmente Giorgia Meloni per il suo sostegno».

Alla metaconferenza era presente mezzo governo italiano: i ministri Antonio Tajani, Matteo Salvini, Adolfo Urso e Giancarlo Giorgetti, che ha annunciato «il contributo al Fondo della Banca europea per gli investimenti con una garanzia pari a 100 milioni di euro».

IN GIOCO SI STIMANO qualcosa come 400 miliardi di dollari in dieci anni per la ricostruzione. Un boccone immenso, appetibile da tutti i governi e da tutte le imprese.

Per questo alla metaconferenza bilaterale erano previsti tavoli di approfondimento settore per settore, seppur sproporzionati: 650 imprese italiane e 150 imprese ucraine.

Fin qui tutto dentro le logiche del capitalismo globale. Meno lo è il fatto che ministri del governo annuncino contratti fatti da aziende private. È stato infatti il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ad anticipare che tra le prime imprese a siglare accordi c’è Webuild, l’ex Salini Impregilo. Il gruppo è già in pista per costruire nuove infrastrutture idroelettriche – dighe soprattutto – nei prossimi tre anni grazie alla sottoscrizione di “Memorandum of Collaboration” con Ukrhydroenergo, principale gestore delle centrali idroelettriche in Ucraina.

Sempre Salvini ha poi annunciato i progetti per Mermec, società appartenente alla Angel Holding di Vito Pertosa a Monopoli, e di Ferrovie nei trasporti.

Arriva poi anche un accordo sottoscritto da Coldiretti, Filiera Italia e il consiglio agricolo Ucraino, con il sostegno dei ministeri dell’agricoltura italiano ed ucraino. Si tratta della bonifica dei terreni per uso agricolo contaminati ( quasi mezzo milione di ettari di terreno agricolo da sminare), la meccanizzazione intelligente, la tracciabilità dei raccolti, il miglioramento genetico delle piante, la formazione dei tecnici e la produzione di bioenergie.

In campo siderurgico, con una produzione ucraina scesa da 35 a 6 milioni di tonnellate, «è ancora più importante facilitare lo sviluppo di collaborazioni tra attori pubblici e privati, attraverso la stipula di accordi intergovernativi che possano supportare le imprese nella gestione del rischio», brinda Confindustria. «Siamo pronti a tornare ad acquistare materia prima, come facevamo prima della guerra – dice l’ex presidente Emma Marcegaglia del gruppo dell’acciaio di Gazoldo degli Ippoliti – Essendo grandi trasformatori, possiamo dare il nostro contributo esportando in Ucraina i nostri prodotti: acciai zincati e pre-verniciati, tubi al carbonio, lamiere da treno», annuncia soddisfatta.

Pubblicato da LuigiLerisVIVE

Meloni contestata a Downing Street, Londra: “No to fascist Meloni”

«No a fascismo e razzismo contro i migranti» 

 «Refugees in, Meloni out» (Rifugiati dentro, Meloni fuori) o «Meloni fascista».

«Stop to racism»

«No to fascist Meloni. Refugees welcome»

L’Aquila 25 aprile 2023: presidi, mostre e una lunga e vivace parata antifascista, con la partecipazione di centinaia di persone come non se ne vedeva da anni. Ma i media non ne parlano

Colazione resistente e Mostra
Un evento religioso campeggia sulle prime pagine de il Centro, neanche un trafiletto sull’Aquila antifascista che è scesa in piazza il 25 aprile contro il governo fascista Meloni, contro la repressione, la guerra e contro tutte le discriminazioni.

Dopo la colazione resistente in piazza 9 martiri, la giornata è proseguita ai 4 cantoni con la mostra sulla Liberazione dell’Europa dal nazifascismo e quella delle nuove resistenti, per concentrarsi alle 16 a San Berardino e da lì dar vita a una lunga e partecipata street parade contro il governo fascista, omofobo, misogino, razzista e guerrafondaio della Meloni.

Oltre cinquecento persone, di ogni generazione, ma soprattutto giovani, hanno portato in piazza il loro no al fascismo attraverso cartelli, striscioni, musica, arte, performance, ma anche con tanti interventi politici. Il tutto guidato da due carri che animavano la festa itinerante.

“Siamo tutti antifascist*… Ora e sempre resistenza… Diritti per tutte e tutti… sanità pubblica… istruzione senza ideologia del merito… accoglienza… no decreto anti-rave, no repressione”. Questi alcuni dei messaggi al centro degli slogans e degli interventi. Ma quello principale era la parata stessa, difatti la modalità in cui si è svolto il corteo quest’anno non è stata casuale. Al ritmo di musica tekno tantissimi giovani si sono ripresi la città per dire anche un grande no al decreto anti-rave, una delle prime misure adottate dal Governo Meloni, che ha ridato linfa vitale proprio alla pratica delle street rave parade.

“Questo governo fa la guerra ai poveri eliminando il reddito di cittadinanza – è stato detto ai microfoni – parla di merito e umiliazione per la scuola pubblica, boicotta i salvataggi in mare e riesuma decreti razzisti all’indomani della strage di Cutro, non riesce a pronunciare la parola pace, adotta politiche ultra liberiste ed attacca ideologicamente tutte le soggettività non conformi con la sua cultura misogina e omotransfobica”.

Ma al centro degli interventi anche l’esigenza di riappropriarsi dello spazio pubblico perché ad oggi “il centro storico si sta trasformando sempre di più in una vetrina senz’anima, un centro dove chi non ha le possibilità economiche viene escluso dalla socialità, dall’abitare e senza adeguati trasporti persino dal transitare, un centro in cui anche i più giovani vengono respinti”.


Dopo esser stato due ore fermo a San Bernardino, il corteo è partito al canto di Bella ciao e si è diretto in via Zara e via Castello, salutato dalle persone che dai balconi lo accoglievano ballando al ritmo di tekno ed esponendo bandiere arcobaleno e striscioni antifascisti.

Alla Fontana luminosa c’è stata un’altra sosta in cui è stato srotolato uno striscione di circa 30 metri, con i nomi di tutti i morti nel Mar mediterraneo. Qui è stato fatto un lungo intervento contro le stragi in mare e le politiche razziste e anti-immigrati, contro il decreto Cutro per eliminare la protezione speciale.


Prima di ripartire per il lungo corteo è stata la volta delle compagne di Fuori Genere, che hanno dato vita a una performance contro repressione, violenza e “dio, patria e famiglia”


Dopo altre tappe in via Strinella e al Terminal, la parata si è conclusa a notte fonda al csoa Case Matte al grido di “casematte ovunque da conquistare, zone rosse ovunque da liberare”. Qui ancora centinaia giovani, giovanissimi e bambini hanno continuato a ballare, socializzare e divertirsi senza più la polizia di “scorta”.

Pubblicato da redstar 

Nasce il podcast: FORMAZIONE MARXISTA PER OPERAI – fate girare

Lo trovi su Spotify a questo link:

oppure cercando su Spotify: FORMAZIONE MARXISTA PER OPERAI

Fai girare il messaggio e questo link a tutti quelli che possono essere interessati.

Clicca sul tasto [segui] su Spotify e sul tasto con il simbolo della campanella [🔔] se lo ascolti dal cellulare per non perdere le prossime puntate.

Buon ascolto!

“Oggi gli operai non hanno gli strumenti teorici per analizzare la societa’ in cui vivono, la fabbrica in cui lavorano e questo impedisce loro di individuare obiettivi e forme organizzative per combattere i nemici di classe. L’arma fondamentale resta la ripresa aggiornata dello studio degli scritti di Marx. Questo podcast si prefigge con l’aiuto del professore G. A. Di Marco (gia’ docente dell’Universita’ Federico II di Napoli) di fornire attraverso una serie di lezioni una guida per questo studio. A cura di rossoperaio”.

Pubblicato da fannyhill 

BERGAMO 25 APRILE. LA LOTTA ANTIFASCISTA HA BISOGNO DELLO SPIRITO RIBELLE DEI GIOVANI MA SERVE CHIAREZZA E MOBILITAZIONE CONTRO IL MODERNO FASCISMO DEL GOVERNO MELONI

 Registrata anche nelle cronache dai mass media, come in tante piazze del paese, il 25 aprile a Bergamo ha visto una partecipazione molto più alta rispetto al 2022 al corteo, anche quest’anno aperto dalle istituzioni e a seguire uno spezzone che ha raccolto il movimento.

In questo contesto, abbiamo legato la Resistenza antifascista e l’esempio di tanti partigiani, alla necessità oggi di lottare contro il governo Meloni del moderno fascismo, della guerra; alla necessità di costruire il sindacato di classe, il fronte unitario di lotta, il partito comunista rivoluzionario di tipo nuovo, nel solco dell’esperienza del Pci di Gramsci che è stata fondamentale per lo sviluppo della Resistenza stessa.

Una presenza piccola ma riconosciuta e condivisa, con lo striscione portato dalla delegazione di lavoratori dello Slai Cobas, il pupazzo-topo della Meloni con cartello “fascisti carogne tornate nelle fogne” (per altro molto ripreso). Con gli interventi al megafono per condividere la denuncia dell’azione del governo nero della Meloni che avanza verso il moderno fascismo, che sta portando attacchi su tutti i fronti, con la partecipazione alla guerra imperialista, il razzismo, il sessismo, la repressione, il revisionismo storico di stampo fascista, fin dentro le scuole, e di quanto sia indispensabile lottare contro il governo oggi, in continuità per altro agli slogan molto gridati nella manifestazione ‘il 25 aprile non è una ricorrenza, ora e sempre resistenza’, ‘le nostre idee non moriranno mai’, ‘siamo tutti partigiani’, e con il sacrificio di Ferruccio Dell’Orto, che viene sempre commemorato in maniera sentita e militante alla lapide lungo il percorso, Ferruccio dell’Orto catturato durane una azione e ucciso dalle camice nere perché si rifiutava di fare la spia contro i suoi compagni partigiani.

https://drive.google.com/file/d/1mrZnYNU1eW7P3V2yLCUF05LsoKdMVZ9y/view?usp=sharing

Dentro la manifestazione una massa ha ingrossato il corteo in ordine sparso, l’antifascismo ribelle dei molti giovani che con la loro mobilitazione tengono vivi il ricordo dei partigiani, soprattutto il giovanissimo Ferruccio dell’Orto e oggi Adriana Locatelli. Giovani presenti in gran parte al seguito del progetto Adriana, della cultura antifascista e contro la toponomastica che intitola vie e luoghi ai criminali del fascismo.

Adriana Locatelli, partigiana organizzatrice e attiva con la sua banda attorno alla città, per la cancellazione e la sostituzione con il suo nome, di tutte le vie e luoghi intitolati al fascista criminale e aviatore Antonio Locatelli, responsabile oltre al resto, dei massacri mussoliniani con il gas in Etiopia. Un obiettivo, la toponomastica, che descrivono co-progettato con il comune e che in modo evidente ha caratterizzato e condizionato la presenza in piazza di questa parte antagonista del corteo, numerosa rumorosa e visibile, con la prevalenza di queste parole d’ordine, con la condivisione dello schema della manifestazione istituzionale, fino ad un intervento formalmente concordato dal palco ufficiale, in scaletta dopo quello schifoso del sindaco Gori, pronunciato prima che una buona metà del corteo arrivasse alla piazza.

Una dinamica che non libera la ribellione, l’antifascismo, ma frena e non fa avanzare elementi di coscienza di classe per una lotta politica generale necessaria per le stesse rivendicazioni portate avanti.

Un gruppo di lavoratori della logistica con Usb, protagonisti di una forte ribellione al magazzino Italtrans, davanti alla Prefettura ha contestato la repressione dei padroni, rilanciando per il corteo del Primo maggio la resistenza operaia che continua.
Poco presente nei cartelli e negli striscioni la guerra, a parte quello di Potere al Popolo per la giustizia sociale, climatica e contro la guerra.

Nella vicina Seriate, il sindaco leghista, al pari della destra del paese dentro e fuori il governo, ha provato a portare il suo attacco alla Resistenza, negando la parola alla cerimonia ufficiale ai rappresentanti dell’Anpi e vietando il canto di Bella Ciao. Anpi che per protesta ha disertato la cerimonia, invece giustamente contestato da una trentina di antifascisti di Antifa Seriat, che hanno colto l’attacco e risposto ‘l’antifascismo non ha bisogno di autorizzazioni’, cantando Bella Ciao alla lugubre sfilata istituzionale del sindaco.

Pubblicato da sindacatodiclasse

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