Sulla necessaria lotta per il salario, molto utile studiare gli scritti di Lenin

Alcuni di questi scritti importanti sono contenuti nell’opuscolo di Lenin: “Sui sindacati gli scioperi l’economismo”. 
Proletari comunisti per la Formazione Operaia li ha ripresi con note per legarli alla lotta odierna necessaria degli operai per il salario, contro padroni e governo e alla lotta di posizione nel movimento sindacale di base e di classe. 

Pubblichiamo oggi brevi stralci dello scritto di Lenin su “l’importanza degli scioperi”.

Per richiedere l’opuscolo della Formazione Operaia scrivere a: pcro.red@gmail.com

L’IMPORTANZA DEGLI SCIOPERI

“…Il capitalismo è quella struttura della società in cui la terra, le fabbriche, le macchine, gli utensili, ecc. appartengono a un piccolo numero di proprietari terrieri e dì capitalisti, mentre la massa del popolo non possiede, o quasi, alcuna proprietà e deve perciò lavorare a salario. I proprietari terrieri e i fabbricanti assumono gli operai e li costringono a produrre questi o quei prodotti, che essi vendono poi sul mercato. In pari tempo i fabbricanti pagano agli operai soltanto un salario con il quale essi e le loro famiglie possono appena vivere; e tutto ciò che l’operaio produce in più della quantità di prodotti che gli occorre per vivere, se lo intasca il fabbricante: ciò costituisce il suo profitto. Nell’economia capitalista, quindi, la massa del popolo lavora a salario presso altre persone, lavora non per sé, ma per i padroni in cambio di un salario. È comprensibile che i padroni cerchino sempre di abbassare il salario: quanto meno daranno agli operai tanto più profitto rimarrà loro. Gli operai invece cercano di ottenere il salario più alto possibile, per poter nutrire la loro famiglia con cibo sufficiente e sano, per poter abitare in una buona casa, vestire non come miserabili, ma come vestono tutti. Fra i padroni e gli operai si svolge, quindi, una continua lotta per il salario…

…Quale significato hanno dunque gli scioperi (o astensioni dal lavoro) nella lotta della classe operaia? Per rispondere a questa domanda dovremo dapprima soffermarci in modo un po’ più particolareggiato sugli scioperi. Se il salario dell’operaio viene stabilito – come abbiamo visto – con un contratto fra il padrone e l’operaio, se l’operaio isolato risulta, all’atto di questo contratto, completamente impotente, è chiaro che gli operai dovranno necessariamente difendere le loro richieste insieme, dovranno necessariamente organizzare scioperi, se vorranno impedire al padrone di abbassare i salari, o ottenere una paga più elevata…

…Quando l’industria prospera, i fabbricanti ricavano grandi profitti e non pensano affatto a farne parte agli operai; durante la crisi, invece, essi cercano di far ricadere le perdite sulle spalle degli operai…

…gli scioperi segnano l’inizio della lotta della classe operaia contro questo ordinamento della società… Quando gli operai sono isolati gli uni dagli altri di fronte ai padroni, rimangono degli autentici schiavi… Ma quando gli operai proclamano insieme le loro rivendicazioni e rifiutano di sottomettersi a colui che ha il portafoglio gonfio, allora essi cessano di essere degli schiavi, diventano degli uomini… Gli schiavi cominciano ad esigere di diventare padroni, cioè di lavorare e di vivere non come vogliono i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, ma come vogliono i lavoratori stessi.

Pubblicato da fannyhill 

Via tutte le truppe imperialiste dal Niger, via le truppe imperialiste italiane dal Niger!

Sostegno alle masse popolari nigeriane in lotta ma non ai governi e signori della guerra – Noi siamo per la guerra di popolo per la liberazione nazionale e sociale

Salario minimo e lotta per aumenti salariali

1) Chiaramente il governo Meloni come sta facendo la lotta ai poveri, ai senza reddito, disoccupati, a tante donne e famiglie che non possono neanche mangiare, togliendo a 169 mila da domani il reddito di cittadinanza (comunque una miseria, “spiccioli” in confronti alle spese di Ministri, sottosegretari, parlamentari, e ancora più spiccioli in confronto ai finanziamenti ai padroni e ai miliardi di spese militari per la guerra), accompagnando questa mannaia da un campagna mediatica nei giornali governativi oscena, della serie: la colpa di non avere lavoro è di chi non lo vuole trovare, ed è quindi lui colpevole della sua povertà… e vuole pure un reddito…; e tutto questo mentre in questi stessi giorni aumentano i prezzi dei generi alimentari, della spesa minima quotidiana, aumenta la benzina;

il governo sul salario minimo ha deciso di rinviare il tutto in autunno – un rinvio (mossa della Meloni per cercare di attutire lo scontro parlamentare) che di fatto sarà un nuovo NO! 

E’ un’altra mano ai padroni, che sfruttano lavoratori e soprattutto lavoratrici con contratti poveri e poverissimi, nel sud un lavoratore su 2,7, pari al 37 per cento, ha una paga oraria inferiore ai 9 euro.

Quindi, la rivendicazione di una legge sul “salario minimo” che riguarderebbe migliaia di lavoratori delle pulizie, servizi, turismo, cooperative sociali, ecc., va oggi sostenuta perchè è parte della lotta contro il governo dei padroni che, come per i poveri, considera i lavoratori e le lavoratrici precarie, a sottosalario un fastidioso peso.

2) Per la Confindustria di Bonomi il salario minimo, rinvio o non rinvio, non gli tocca – “non è un tema che riguarda Confindustria”. I nostri contratti sono sopra quella cifra di 9 euro… Si dice che si pagano poco i lavoratori ma non è l’industria italiana”.

Quest’ultima affermazione è un falso. I salari, come dicono le stesse statistiche, nel Mezzogiorno in generale hanno perso il 12% di potere reale, e nel Centro-Nord il 3%. Quindi, sono anche questi “salari minimi”! E gli operai anche di questi settori, di medie e grandi aziende non ce la fanno più a vivere con quel poco salario, e vengono ridotti anch’essi a lavoratori poveri. 

D’altra parte i capitalisti hanno trovato da tempo il modo di abbassare il salario medio dei loro lavoratori. Attraverso l’appalto, grazie al quale in una stessa azienda, pur in barba a leggi tuttora esistenti e alla realtà, i salari dei lavoratori sono differenti, tra quelli percepiti dai lavoratori diretti e quelli, più bassi, dei lavoratori degli appalti, pur facendo gli stessi lavori; così attraverso l’occupazione di lavoratori somministrati, apprendisti, precari con contratto a termine, o part time, di lavoratori immigrati, di donne, ecc. il salario medio di quella azienda, che ufficialmente applica contratti con salari superiori ai 10 euro, si abbassa rapidamente. 

Questa discussione sul salario minimo che viene utilizzata per affermare che i padroni della Confindustria, le grandi aziende sono corrette, brave: ‘altro che i 9 euro che stanno chiedendo le opposizioni parlamentari… noi diamo già nei nostri contratti più di 10 euro anche 11 ai metalmeccanici‘, poi questi padroni useranno la questione del “salario minimo” per non aumentare neanche di un centesimo il salario degli operai dei settori metalmeccanici, chimici, elettrici, ecc, ecc, E quindi per abbassare di fatto il salario medio, sempre più ridotto a fronte dell’aumento della produttività/sfruttamento e del costo della vita.

Pertanto, la battaglia per il “salario minimo”, fatta anche dai sindacati di base, non deve oscurare, mettere in secondo piano la battaglia centrale nelle fabbriche in primis per forti aumenti salariali.

Le aziende vogliono al massimo legare miseri aumenti all’andamento aziendale – quindi non aumenti salariali stabili per tutti ma al massimo contrattazione di un “premio di risultato”. Ma siccome i padroni, quando devono dare, dichiarano che i loro “risultati” sono sempre negativi (mentre nei loro consessi dichiarano orgogliosi aumenti dei profitti) anche da questo lato nessun incremento concreto viene.  

Senza una seria, determinata battaglia sui salari, i padroni tenderanno ad unificare tutti i salari al livello minimo. 

Il capitale punta a trovare sul mercato la forza lavoro alle condizioni salariali e normative a lui più favorevoli.  Ma per gli operai non c’è “libero mercato” ma solo la legge dello sfruttamento. In generale solo la lotta degli operai in varie fasi ha messo un argine alla ricerca del “massimo ribasso”

3) I sindacati confederali sono in generale restii al salario minimo. Cgil e Uil via via hanno un pò modificato la loro posizione, dicendo “Sì, però centrale è la legge sulla rappresentanza“; la Cisl invece dice chiaramente No. 

I sindacati confederali dicono, che il salario minimo schiaccerebbe la contrattazione sindacale. Ma pur senza il salario minimo in tutti questi anni, e anche decenni per alcuni contratti, quindi con la sola contrattazione sindacale il salario si è abbassato e non è stato affatto difeso dai CCNL. 

“La colpa è dei contratti privati, fatti da sindacati non rappresentativi”, gridano i sindacati “rappresentativi” che, quindi, chiedono per loro un marchio Doc. Ma questo anche il lavoratore più sprovveduto sa che è una “coperta” con cui nascondere la semplice verità. Cgil, Cisl e Uil hanno permesso che i contratti anche più importanti venissero rinnovati dopo anni e anni dalla loro scadenza; hanno accettato elemosine di aumento, in nome di avere poi potere nella contrattazione di secondo livello che ha trasformato il salario in “buoni welfare” (una sorta di “pane con la tessera”); contrattazione aziendale in cui c’è da parte di questi sindacati la massima comprensione delle “difficoltà dei padroni”.

Inoltre tanti degli stessi contratti nazionali firmati non da sindacati pirata ma da Cgil, Cisl e Uil e dalle principali associazioni delle imprese, da Confindustria a Confcommercio, oltre un terzo, danno una retribuzione oraria sotto i 9 euro lordi: 7 euro l’ora gli operai agricoli e i florovivaisti, gli addetti delle imprese artigiane di pulizia 8,1 euro l’ora, gli addetti delle cooperative del settore socio sanitario hanno 8,8 euro, come i lavoratori con il contratto multiservizi. I dipendenti del tessile abbigliamento si fermano a 8,7 euro l’ora. Tenendo conto che la maggioranza in questi settori sono donne, quindi a un attacco salariale si accompagna una aperta discriminazione. 

Chi impedirebbe ai sindacati confederali di lottare e strappare seri aumenti salariali, pur in presenza del “salario minimo”, ma non lo fanno! Per la loro stessa logica e pratica di aperta collaborazione, asservimento alle leggi del profitto del capitale, da cui loro traggono le briciole, grandi o piccole.

Quindi, i sindacati confederali sono un ostacolo alla legge sul salario minimo; ma sono soprattutto un grande ostacolo per la lotta per il salario. Questo pone per tutti i lavoratori la necessità di riprendere nelle proprie mani la lotta per il salario, ricostruendo il sindacato di classe.

4) Tornando al salario minimo. La proposta delle opposizioni parlamentari non va bene. I 9 euro richiesti sono lordi, alla fine, tra detrarre il contributo a carico del lavoratore da versare all’Inps, generalmente fissato nel 9,19% e la tassazione Irpef pari mediamente al 23%, il netto che percepirebbe il lavoratore sarebbe intorno ai 7 euro. “Tanto rumor per poco…!”.

Il salario minimo deve essere almeno di 10 euro netti, così come rivendicato dai sindacati di base e di classe.

5) L’importanza degli scioperi – Da un commento di un operaio dell’ex Ilva Taranto – E’ chiaro come il sole che questo governo con tutta l’orgia nera di parlamentari che si porta appresso non andrà via tanto facilmente, che delle semplici elezioni non riusciranno a spodestarli dai posti di comando che stanno violentemente occupando, dunque toccherà intensificare scioperi, manifestazioni a breve termine”.

Pubblicato da fannyhill

REDDITO DI CITTADINANZA: CHE FARE?

MOVIMENTO DI LOTTA – DISOCCUPATI “7 NOVEMBRE”

Il Governo Meloni, in continuità con il Governo Draghi, continua l’attacco ai disoccupati e lavoratori. Con un SMS lascia per strada 169mila famiglie.

Mentre si aumentano le spese militari, non si toccano paradisi fiscali, i profitti miliardari, si porta avanti la pace fiscale per evasori, in Campania – contemporaneamente al taglio dei finanziamenti per i progetti di riqualificazione delle nostre periferie – ci saranno 37 mila nuclei, oltre 21 mila nella provincia di Napoli da agosto, più ricattabili accettando lavori di merda, sottopagati e senza un salario dignitoso.

Noi siamo da anni in piazza contro disoccupazione, precarietà, sfruttamento e per garantire la redistribuzione del lavoro necessario dal punto di vista sociale ed ambientale. E la stessa nostra vertenza è uno strumento per unire i bisogni materiali immediati e l’opposizione alle politiche governative.

Crediamo che le giuste e speriamo tante iniziative anche spontanee che si stanno determinando devono alimentarsi dentro un piano chiaro ed evitare che forze politiche istituzionali possano imprigionare la disponibilità alla lotta dei percettori e non.

Per cui crediamo che bisogna una campagna unitaria ed un percorso di lotta contro l’economia di guerra ai poveri, l’aumento delle spese militari e dei vitalizi e lo stop del reddito di cittadinanza: per un salario minimo intercategoriale ed un reddito per campare, per un piano del lavoro socialmente necessario, per ridurre l’orario di lavoro a parità di salario:

– Rafforzare le lotte dei disoccupati/e

– Costruire comitati di quartiere di riferimento

– Partecipare a tutte le prossime iniziative

– Lanciare mobilitazione unitaria a Napoli

– Sostenere scioperi del sindacalismo di classe

– Organizzare piazza nazionale a Roma

Ci vediamo all’iniziativa spontanea di Mercoledì h 10:00 a Porta Capuana.

Pubblicato da maoist 

Manifestazione NO Tav: «Siamo la natura che si ribella» – info

Il Movimento No Tav c’è ed è forte, e la passeggiata ai fortini della devastazione di oggi lo ha dimostrato.

Migliaia di persone sono partite alle 12.00 dal presidio No Tav di Venaus, centro del Festival Alta Felicità, per una passeggiata di lotta verso San Didero e Chiomonte.
Un serpentone si è snodato per le strade della Val di Susa e che ad un certo punto si è diviso permettendo a tutti e tutte di poter andare direttamente nei luoghi che sono diventati ormai il simbolo della devastazione, dello sperpero del denaro pubblico e dello sfruttamento dei territori.

A San Didero migliaia di persone hanno raggiunto prima il presidio e poi direttamente le reti del cantiere, nonostante l’applicazione della zona rossa e dei jersey posti sulla statale 25 sia da un lato che dall’altro del cantiere. Qui, grazie alla partecipazione attiva di tantissimi giovani e giovanissimi, è iniziata una sonora battitura al cancello seguita dalla volontà diffusa e condivisa di dare un forte segnale di contrarietà al progetto del Tav, disarmando le infrastrutture poste a protezione del cantiere tra cori e fuochi d’artificio.
Contemporaneamente, sul versante di Giaglione, di fronte del cantiere di Chiomonte, un nutrito e determinato spezzone della passeggiata si è diretto al presidio dei mulini, aggirando il blocco sulla strada principale e dirigendosi poi ai jersey posti a difesa del cantiere dove diversi metri di concertina sono stati strappati dalle reti nell’acclamazione generale!
In entrambi in casi le forze dell’ordine hanno messo in atto le solite modalità che il Movimento conosce da tempo.
La voglia di lottare dei No Tav, però, è sempre tanta e dunque i e le No Tav non si sono fatti spaventare dal fitto lancio di lacrimogeni e dall’idrante sempre in azione, proseguendo con determinazione.

Anche i giornali, approfittando delle settimane precedenti in cui molto è stato detto riguardo al Movimento, al Festival Alta Felicità e a chi contribuisce alla sua riuscita, non hanno perso occasione per tentare di dividere il Movimento No Tav, etichettando chi, a loro giudizio, dovrebbe essere più o meno pacifico.
I media nostrani colgono così l’occasione per ribaltare una giornata dispiegata su più fronti, capace di andare a incidere in tutti quei luoghi in cui i cantieri dell’opera che nessuno vuole, sacrifica risorse e ambiente naturale e umano, per screditare la battaglia ormai trentennale per la difesa del proprio territorio.
Questo perché restituire la potenza di questa giornata di lotta e di questi giorni di festival implicherebbe assumere che il Movimento No Tav, nonostante i continui attacchi, sia vivo, determinato e capace di puntare sempre più in alto. Non a caso, dunque, leggiamo questi articoli in un quadro più ampio che parte dall’accusa di associazione a delinquere ad alcuni e alcune compagne del movimento e che passa per i continui tentativi di criminalizzare la lotta, attuando le più svariate strategie.
Basti pensare al tentativo di impedire il sereno svolgimento del Festival Alta Felicità con le accuse nei confronti del sindaco di Venaus e le insinuazioni riguardo la mancanza di attenzione alla gestione in sicurezza di questo evento e alla più recente perquisizione al presidio permanente dei Mulini.

Non occorre nemmeno rispedire al mittente queste superficiali considerazioni dei giornali perché l’entusiasmo, la generosità e la determinazione di questi popoli in lotta, che si sono ritrovati in questi giorni di festa e iniziativa, bastano per dimostrare tutto il contrario.

Resisteremo, sempre, un minuto, un metro ed un giorno più di loro.

Avanti No Tav!

cronache della stampa borghese

TELECITY NEWS 24 (CASTELLETTO D’ORBA – ALESSANDRIA)

No Tav nel torinese, alcuni manifestanti attaccano il cantiere di San Didero e Chiomonte

30.07 ore 19:43. PIEMONTE – Manifestazione No Tav in Val di Susa, nel torinese,hanno attaccato il cantiere di San Didero, lanciando bombe di carta e molotov contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con i lacrimogeni. La protesta è iniziata questa mattina da parte di circa un centinaio di persone, contro il cantiere dell’Alta velocità Torino-Lione. In molti erano già sul posto da ieri, in occasione del festival Alta Felicità, dove sono previsti dibattiti fino a domani. Con il cantiere di San Didero, nel pomeriggio c’è stato un altro attacco anche al cantiere di Chiomonte, sempre da parte di un altro gruppo di manifestanti che ha tentato di entrare nella struttura a volto coperto.

CORRIERE DELLA SERA (TORINO)

Scontri in Val di Susa, i No Tav a San Didero e Chiomonte cercano di invadere il cantiere. Chiusa la Torino-Bardonecchia

16.50

A causa degli assalti nei cantieri della Torino-Lione del movimento No Tav, le forze dell’ordine hanno da poco chiuso, in entrambe le direzioni, l’autostrada A32, la Torino-Bardonecchia. Code e disagi si stanno registrando nelle due statali della Val di Susa, dove è stato dirottato il traffico. 

16.40
La battitura delle reti ha segnato l’inizio dell’attacco al cantiere di Chiomonte, dove è in corso la realizzazione del tunnel di collegamento con la Francia. Idranti e lancio di fumogeni da parte della polizia hanno momentaneamente fatto allontanare i manifestanti.

H. 15.40
In località Baraccone, dove c’è il cancello principale, i manifestanti hanno usato un argano e  agganciato il cancello:  stanno provando ad abbatterlo.  Gli attivisti, , incappucciati, sono armati di bombe carta, molotov e sono  travisati. Il cantiere è sotto attacco in più punti. 

H 15.30
Primi disordini al cantiere di San Didero, dove sono presenti oltre un migliaio di manifestanti partiti dal presidio del Festival Alta Felicità. Gli attivisti No Tav hanno attaccato l’area in cui è in costruzione l’autoporto con lancia di pietre e artifici pirotecnici. Le forze dell’ordine hanno risposto con lancio di lacrimogeni e idranti.

È partito poco prima dell’una da Venaus, dal presidio del Festival Alta Felicità, il lungo serpentone di attivisti No Tav. La «passeggiata», alla quale prendono parte migliaia di militanti, ha come punto di arrivo San Didero: il «fortino», come lo chiamano i contestatori. Nel paese, nell’ aprile 2021, è stato avviato il cantiere per il nuovo autoporto al servizio della Valle di Susa, tra San Didero e Bruzolo, che sostituirà quello localizzato a Susa. Lo spostamento dell’autoporto, gestito da Sitaf per conto di Telt, si inserisce nell’ambito dei lavori per la nuova linea ferroviaria Torino-Lione: nell’area di Susa, infatti, sono previste le strutture della nuova stazione internazionale.

Ad aprire il corteo uno striscione con i simboli No Tav e la scritta «Siamo la natura che si ribella». I manifestanti raggiungeranno i luoghi simbolo della Torino-Lione, tra cui il cantiere di Chiomonte dove è in corso la realizzazione del tunnel. Al momento  hanno raggiunto la stazione di Susa. L’anno scorso a San Didero si registrarono violenti scontri con le forze dell’ordine. Una cinquantina di militanti incappucciati avevano assaltato il cantiere, tentando di abbattere le recinzioni di filo spinato e lanciando petardi e bombe carta. La polizia aveva risposto con lacrimogeni e idranti. Per un bilancio finale di 14 poliziotti contusi.

Foto e video qui: https://torino.corriere.it/notizie/piemonte/23_luglio_30/val-di-susa-i-no-tav-verso-san-didero-e-chiomonte-siamo-la-natura-che-si-ribella-simona-lorenzetti-5942b9e3-ba51-4ba3-8d2d-4e6e47608xlk.shtml

QUOTIDIANO PIEMONTESE (TORINO)

Susa: battono contro le reti del cantiere Tav di San Didero, la polizia risponde con idranti e lacrimogeni

Oggi, domenica 30 luglio. La protesta è partita da Venaus

Susa – In queste ore la polizia sta respingendo i manifestanti No Tav al presidio di San Didero, in valle Susa. I cittadini, per manifestare il proprio dissenso contro la Torino-Lione, hanno fatto rumore battendo le mani e i bastoni contro le reti del cantiere. Gli agenti hanno lanciato i lacrimogeni contro il corteo e cercato di allontanare la folla con gli idranti. A questo punto i manifestanti hanno risposto con petardi e altre battiture sui cancelli.

La manifestazione era partita da Venaus, nell’ambito del festival Alta Felicità, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e i media riguardo ai costi e ai rischi (così sostengono i No Tav) economici e ambientali della Torino-Lione.

Perchè è stata presa di mira la zona di San Didero? In quel luogo, fino a pochi anni fa, sorgeva un presidio NoTav e un giorno, ad aprile 2021, è stato deciso di spostare proprio in quest’area (teoricamente pubblica) l’autoporto Tav. La particolarità di questa decisione è che all’epoca nè il sindaco nè la giunta comunale erano stati avvisati; cittadini e istituzioni quindi hanno visto centinaia di agenti arrivare nella notte e occupare la zona. Ecco perchè il presidio, poi sgomberato, è diventato simbolo dell’espropriazione dei beni comuni.

TORINO CRONACA QUI

 attacco dei No Tav al cantiere di San Didero con molotov e bombe carta. Sparati più di 800 lacrimogeni

TRENI RALLENTATI, A32 CHIUSA PER ORE E STATALI PARALIZZATE. GUARDA IL VIDEO DEGLI SCONTRI

ULTIMO AGGIORNAMENTO – ORE 18.30

Sono terminati gli scontri in Val di Susa. L’autostrada Torino-Bardonecchia è stata riaperta alle 17.40 mentre gli artificieri hanno bonificato l’area del cantiere di San Didero. Alle 18.30 un gruppo di circa 300 No Tav è ancora alla stazione di Bruzolo, tenuto sotto sorveglianza dalle forze dell’ordine. Per respingere l’attacco al cantiere, la polizia ha sparato più di 800 lacrimogeni. E i sindacati ora passano all’attacco: “Ci risulta che si tratti di una manifestazione non autorizzata – spiega Luca Pantanella, segretario provinciale del Fsp – che ha richiesto un grande dispendio di forze dell’ordine e di soldi dei cittadini a causa di pochi delinquenti. Solo per fare un piccolo esempio, ben 10 pattuglie della stradale sono state impegnate nella chiusura dell’autostrada e nella gestione del traffico, distogliendole dal loro normale lavoro. Inoltre siamo perplessi dal fatto che una importante azienda di trasporti abbia messo a disposizione i propri autobus per il trasporto dei manifestanti, quindi invitiamo chi di dovere a indagare anche in questa direzione”.

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Un attacco dei No Tav, organizzato e pianificato nei minimi particolari, è in corso in questi minuti al cantiere della Torino-Lione di San Didero, in Val di Susa, in provincia di Torino, con pesanti ripercussioni anche sul traffico ferroviario e automobilistico.

Tutto è cominciato quando un corteo di circa 2mila persone è partito da Venaus, dove in questi giorni è in corso il Festival ad Alta Felicità, evento che ha richiamato in Valle migliaia di giovani da tutta Italia e non solo. Approfittando di numeri che ormai il movimento in Valle non ha più da anni, i No Tav hanno deciso di attaccare il cantiere con una violenza che ormai non si vedeva più da tempo. Il corteo infatti aveva come obiettivo dichiarato una “passeggiata ai fortini della devastazione a San Didero e a Chiomonte” ma questa volta, per muoversi, i No Tav hanno scelto una strategia “diversificata”. Mentre alcuni procedevano a piedi, altri hanno preso il treno da Venaus e altri ancora gli autobus. In questo modo sono riusciti a colpire su più fronti: a Bruzolo, ad esempio, alcuni manifestanti hanno cominciato a passeggiare sui binari della stazione, con il risultato di creare problemi alla circolazione ferroviaria che al momento risulta rallentata tra Borgone e Bussoleno.

Arrivato all’altezza della stazione di Susa, il corteo si è diviso. Una parte dei No Tav si è diretta verso Chiomonte, e il grosso verso San Didero dove la situazione è precipitata quando circa 300 di loro si sono incappucciati e hanno cominciato un attacco al cantiere da più fronti: mentre alcuni, muniti di argano, cercavano di abbattere il cancello principale, altri lanciavano bombe carta e molotov verso gli agenti che hanno risposto con lacrimogeni e idranti. Per respingere l’attacco al cancello, la polizia ha impiegato agenti che erano pronti all’intervento all’esterno dell’area del cantiere e che sono intervenuti in aiuto dei colleghi dentro le recinzioni, riuscendo ad allontanare i manifestanti. 

I No Tav, come si vede nel video, hanno attrezzature da guerriglia: maschere antigas, cappucci e vestiti neri, tute di gomma. Tutto l’occorrente, cioè, per resistere al meglio a lacrimogeni e idranti e, al tempo stesso, rendere più difficile la loro successiva identificazione da parte degli investigatori. Le forze dell’ordine sono quindi state costrette a chiudere la vicina autostrada Torino-Bardonecchia tra Chianocco e Avigliana con l’uscita obbligatoria a Borgone in direzione Susa e a Chianocco in direzione Torino, con il risultato di costringere le auto a riversarsi sulle due statali valsusine, che – soprattutto la ss25 – sono andate velocemente in tilt

Un attacco che non è l’unico: altri manifestanti, una trentina, dopo essersi incappucciati, hanno preso d’assalto il cantiere di Chiomonte. Il timore è ovviamente che possano ripetere quanto visto a San Didero. Al momento i manifestanti si sono “limitati” a prendere di mira la concertina (il filo spinato) sulle recinzioni, raggiungendola con le scale e tagliandola con le cesoie.

TORINO OGGI

“Guerra” in Val Susa, No Tav assaltano il cantiere di San Didero: lanci di molotov e pietre

La polizia risponde con i lacrimogeni. Tensione in Val Susa durante il corteo che chiude il festival dell’Alta Felicità

Ci si aspettava violenza, come l’anno scorso e quelli prima. E violenza è stata. Anche quest’anno il corteo durante il festival dell’Alta Felicità è sfociato in scontri tra il movimento No Tav e le forze dell’ordine. 

Sono oltre 50 i manifestanti che hanno assaltato il cantiere di San Didero, tirando pietre, bombe carta e molotov contro le forze dell’ordine in presidio. La polizia ha risposto con gas lacrimogeni. Si registrano più assalti in contemporanea, con manifestanti travisati anche a Chiomonte. Un coordinamento che lascia pensare a un assalto premeditato. I manifestanti hanno utilizzato anche un argano artigianale per tirare giù un cancello con filo spinato. 

Chiusa la A32, con gli automobilisti costretti a prendere le provinciali per spostarsi nelle zone della Val Susa: disagi al traffico.

“Quella di oggi è cronaca di una guerriglia annunciata, qualcosa di folle che merita unanime e ferma condanna. Il Festival Alta Felicità si dimostra, per l’ennesima volta, un comodo avamposto per mettere a ferro e fuoco i cantieri di San Didero e Chiomonte: altro che ‘passeggiate ai fortini della devastazione’, come riportato nel programma ufficiale della manifestazione, si tratta di assalti e attacchi violenti, premeditati e pianificati alla luce del sole”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia. “Non solo – continua la Ambrogio – è il risultato, ancor più scontato, del doppio binario che da tempo caratterizza le affermazioni e le posizioni del Sindaco di Venaus: siamo di fronte a un bifrontismo istituzionale pericoloso e inaccettabile, che trasuda corresponsabilità”. “Un ringraziamento sentito va alle forze dell’ordine impegnate e coinvolte, veri eroi a difesa della legalità e di un’opera irrinunciabile e irreversibile”.

“Ferma condanna per il nuovo attacco al cantiere Tav e piena solidarietà alle forze dell’ordine che ancora una volta hanno dovuto respingere l’attacco al cantiere dell’Alta Velocità Torino Lione a San Didero. Il dissenso nei confronti dell’opera non può tradursi né in manifestazioni violente tantomeno in disagio e pericolo per i cittadini”. Lo dichiara il capogruppo del Partito democratico in consiglio regionale Raffaele Gallo.

“È chiaro come il Festival Alta Felicità sia solamente un pretesto per attaccare gli agenti a protezione del cantiere della Tav. Altro che un evento culturale e di aggregazione, ogni anno Alta Felicità dimostra di essere un copione già scritto fatto di violenza ad opera dei soliti noti di Askatasuna. Contro gli incappucciati che oggi hanno attaccato il cantiere della Tav servono interventi straordinari. Esprimo la mia vicinanza agli agenti delle Forze dell’ordine e sono sicuro che il Governo Meloni saprà finalmente intervenire contro chi ha dichiarato guerra allo Stato”. a dichiararlo è l’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia, n.d.r.).

VALSUSA OGGI

VALSUSA, ASSEDIO NO TAV AI CANTIERI DI SAN DIDERO E CHIOMONTE, OCCUPATI I BINARI A BRUZOLO

SAN DIDERO / CHIOMONTE – Doppio attacco ai cantieri collegati all’alta velocità Torino-Lione. Domenica 30 luglio i No Tav hanno fatto un blitz sia al cantiere dell’autoporto di San Didero che al cantiere della Maddalena di Chiomonte. Il corteo è partito da Venaus, dove si sta tenendo il Festival Alta Felicità, poi i No Tav si sono divisi in vari gruppi. A San Didero, un gruppo di attivisti incappucciati hanno lanciato molotov, petardi, bombe carta e sassi contro le forze dell’ordine che hanno risposto con i lacrimogeni e gli idranti. Altri hanno tentato di abbattere le recinzioni, così come a Chiomonte. Ma non solo: alcuni manifestanti si sono messi a camminare lungo i binari alla stazione di Bruzolo: dalle ore 14.40 la circolazione ferroviaria sulla linea Torino-Bardonecchia ha subito rallentamenti tra Bussoleno e Borgone, con ritardi e disagi. La situazione è tornata regolare solo intorno alle 19, a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine. “Con la consueta battitura di sottofondo, in tanti e tante si sono avvicinati alle reti del fortino – spiega il movimento No Tav, sulla pagina Notav.info – La risposta delle forze dell’ordine come sempre non si è fatta attendere e così una pioggia di lacrimogeni è caduta sui campi e le case intorno al Presidio di San Didero. Ma la forza della lotta No Tav e lo spirito di collettività che muove questo Movimento, hanno fatto sì che alla violenza della controparte si rispondesse con fuochi d’artificio, cori, battiture e voglia di resistere contro quest’opera ecocida anche nel momento in cui le forze dell’ordine sono uscite al di fuori delle recinzioni del cantiere. Dopo essere arrivati al Presidio dei Mulini, i No Tav, si sono avvicinati alle recinzioni del cantiere di Chiomonte. Tanti attivisti hanno animato questa calda giornata di luglio con una sonora battitura, e diversi metri di concertina sono stati divelti dai jersey. Come a San Didero la risposta delle forze dell’ordine non cambia: idrante e lacrimogeni sui No Tav che, determinati, hanno resistito”.

Pubblicato da maoist

All’appalto Acciaierie Taranto presidio/comizio sulla recente morte/omicidio di Antonio Bellanova

Vari dibattiti con gruppi di operai che mostrano che la situazione sta maturando, per la ribellione operaia, per una lotta vera contro padroni e governo. 

Tra le cose dette dagli operai: 

“non doveva succedere questa morte…”, “i sindacati in fabbrica sono inesistenti…”, “dobbiamo chiedere aumenti salariali e riduzione orario di lavoro… in tante ditte col caldo non si può lavorare”, “il governo non vuole neanche il salario minimo ma anche con 10 euro non si riesce a vivere…”, “dovremmo fare come in Francia…”

IL COMIZIO DELLO SLAI COBAS:

https://drive.google.com/file/d/1-SiuTXfv7PESBerMhposrpcLB9dCzRQ4/view?usp=sharing

IL VOLANTINO DIFFUSO 

Pubblicato da fannyhill 

Meloni nella sua visita negli USA si offre come cane da guardia degli interessi dell’imperialismo USA/NATO nel Mediterraneo e nei Balcani

Fascismo e imperialismo si danno la mano contro i popoli e i proletari

L’imperialismo genera i mostri del fascismo al potere e della guerra interimperialista.

Partiamo da un articolo sul quotidiano lanotiziagiornale:

Una cosa Giorgia Meloni è riuscita a esportare con successo negli Stati Uniti: l’abolizione della conferenza stampa. La presidente del Consiglio e il presidente Usa Joe Biden vergano una “nota congiunta” che evita il fastidio di dover rispondere alle domande.

Sui risultati di questo incontro con il capo dell’imperialismo USA, Biden, invece, parole al vento, tanta retorica, buona solo per rilanciare a uso e consumo dei media asserviti l’immagine della capa del governo italiano al centro del mondo.

I temi dell’incontro con Biden (che è durato poco più di un’ora): Ucraina (Entrambe le parti si impegnano inoltre a un ulteriore coordinamento sulla ricostruzione dell’Ucraina e hanno riconosciuto il ruolo che l’Italia svolgerà in questo sforzo, con la presidenza italiana del G7 nel 2024 e l’ospitalità della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina nel 2025; Africa (combattere l’immigrazione clandestina ) con al centro la politica neocoloniale dell’imperialismo italiano nel Mediterraneo nei confronti della Tunisia (con la contropartita dello sbocco dei finanziamenti del FMI) e della Libia a cui sono stati appaltati i respingimenti antimmigrati; l’Indo-Pacifico e l’apprezzamento degli USA per l’impegno del governo italiano nei Balcani occidentali, anche attraverso il contributo delle forze armate italiane alle missioni KFOR, EULEX ed EUFOR Althea.

Apprezzamenti…leccate di c**, la sostanza del nulla….

Meloni è una serva della NATO e degli USA, altro che patriottismo, nazionalismo, concetti e lineepolitiche con cui il fascismo storico e quello al governo oggi coprono il vassallaggio, l’asservimento, al dominio imperialista, ieri con la Germania nazista, oggi quello a guida USA. 

La politica di asservimento agli USA dei rappresentanti politici della borghesia imperialista italiana è stata soprattutto perseguita dai ministri a guida PD negli anni, di recente da Guerini e, soprattutto, da Minniti che gli hanno spalancato la strada. Ma con Meloni, con i fascisti al governo, questo asservimento è rivendicato in maniera ancora più entusiasta, come quando cita la giornalista-scrittrice razzista, integralista, Fallaci, che parla degli USA come “un paese da invidiare….è un bisogno dell’anima….bisogno di avere una patria”!

I fascisti italiani, il governo a guida Meloni, non solo sono i benvenuti nel blocco imperialista USA/NATO ma l’imperialismo USA fa affidamento proprio sul governo fascio-imperialista di Meloni in Europa per controbilanciare il potere di Francia e Germania e per la guerra in Ucraina, una guerra interimperialista che ha spinto l’avanzata dei fascismi in Europa, dall’Italia alla Polonia ai paesi baltici. 

L’adesione alla NATO è fondamentale per le formazioni politiche apertamente fasciste, reazionarie, che si offrono alle proprie borghesie come la risposta per la via d’uscita dalla crisi sistemica del Capitale e spingono sempre più per la guerra perché sono espressione del complesso militare-industriale e il governo Meloni sta facendo da apripista.

Per questi interessi il governo imperialista di Biden non agita più le sue posizioni critiche contro la politica del governo Meloni che aveva espresso durante e subito dopo le elezioni politiche in Italia. Anzi, adesso Biden ha ringraziato il governo italiano per gli aiuti forniti all’Ucraina, nel quadro della guerra con la Russia, affermando che l’Italia “è forte” nel sostegno a Kiev.

Non solo Biden: Meloni, ha dimostrato di essere “uno dei leader che più hanno impressionato” gli Stati Uniti, è stato il commento di McCarthy (il presidente della Camera dei rappresentanti, repubblicano), aggiungendo che tale opinione è condivisa tanto dai democratici quanto dai repubblicani.

Meloni, al solito, come uno zelig (individuo dalla personalità multipla, che assimila le caratteristiche dell’ambiente in cui di volta in volta si trova, ndr), si mostra “rassicurante” nei confronti dell’alleato USA, lecchina a dismisura, usa la manipolazione/cancellazione dei media per apparire moderata, un monologo senza giornalisti di un discorso televisivo gli è molto più utile in questo senso per veicolare messaggi retorici, menzogne spacciate per verità, per coprire la sua politica contro migranti, la “sostituzione etnica”, contro i diritti coppie omosessuali, l’attacco alla magistratura e ai giornalisti non allineati, occupazione del potere, della Rai, i fascisti dappertutto, il pieno appoggio a ministri corrotti, evasori fiscali, la sua guerra contro le donne, fino ad arrivare ai suoi legami con la rete nera a livello internazionale, da Vox fino a Trump/Bannon. Il tutto per ottenere l’appoggio USA nei respingimenti antimmigrati e nella politica neocoloniale di asservimento dei regimi degli Stati che si affacciano nel Mediterraneo, quella che l’abbondante retorica del governo Meloni chiama “piano Mattei”. Riguardo il memorandum con la Tunisia Meloni dice “ho riscontrato grande attenzione e sostegno nei confronti delle iniziative che stiamo intraprendendo, soprattutto per quanto riguarda il lavoro che siamo riusciti a svolgere in collaborazione con la Commissione europea”, ha aggiungendo di essere felice di vedere “come sta passando il nostro messaggio di attenzione al fianco Sud della Nato: concentrarsi solo sul fianco Est potrebbe essere un errore strategico”.

Riguardo la Cina, riprendiamo un passo da agenzianova: Passando alla competizione con la Cina – altro tema di cruciale importanza – Meloni, rispondendo in conferenza stampa ad una domanda sul memorandum della Nuova via della seta, siglato dal governo italiano nel 2019 e in scadenza a fine anno, ha affermato che gli Stati Uniti “non chiedono o pretendono nulla dall’Italia: il loro approccio non funziona così, e anzi si fidano della nostra posizione”. Sulla Cina, ha spiegato, è stato fatto un ragionamento “più ampio”, focalizzato sulla necessità di mettere in sicurezza le catene di approvvigionamento strategiche. Un tema, questo, sul quale oggi “abbiamo grande convergenza”. La presidente del Consiglio ha confermato di essere intenzionata a recarsi in visita in Cina, dopo essere stata invitata “più volte”. “Intendo andare, anche se non è stato ancora calendarizzato: credo però che debba essere una delle prossime missioni da organizzare”, ha detto.

Ma la sostanza del fare carta straccia degli accordi della Via della Seta la spiega bene A. Negri su il manifesto: “Da Mosca a Washington, passando per Roma, siamo bombardati da menzogne a grappolo. Comincia a Roma l’incaricato d’affari americano Crowley (da tre anni – chissà perché – qui non c’è un ambasciatore Usa) il quale afferma alla tv di stato che l’Italia con l’accordo firmato con la Cina ha tutto da perdere: ma questo accordo sulla Via della Seta (tre paginette striminzite) non è stato mai attuato e gli Stati uniti e l’Unione europea hanno un interscambio con la Cina che è almeno dieci volte quello di Roma con Pechino. Scorrendo le cifre, nel 2022 la Russia è solo al decimo posto nell’interscambio con la Cina (190 miliardi di dollari), al primo posto i Paesi Asean (975) la Ue (847) Usa (759) Corea del Sud (362) Giappone (357) Taiwan (329) Hong Kong (305), Italia (57). La Cina, nonostante la guerra, rimane anche il maggior partner commerciale dell’Ucraina con un interscambio mensile di 2,3 miliardi di dollari. Ma è questo il dono che la presidente del consiglio Meloni ha portato nel suo incontro con Biden: stracciare un’intesa con i cinesi le cui cifre sono risibili, se non inesistenti, rispetto a quelle dei nostri alleati”.

Sulla competizione interimperialista nel commercio mondiale arriva al ridicolo nel descrivere l’imperialismo italiano e la difesa dei suoi “standard in termini di sicurezza, tutela dei lavoratori e rispetto dell’ambiente”, coprendo di menzogne la realtà fatta invece di morti sul lavoro, sfruttamento, bassi salari e distruzione ambientali, il tutto nel nome del profitto!

Genuflessa e voce propagandista dell’imperialismo, in piena guerra di cui il suo governo è parte attiva in prima linea, Meloni arriva a discettare di “libero ed equo” commercio quando è proprio la spartizione del bottino mondiale da parte degli Stati imperialisti, il monopolio e le politiche neocoloniali a generare le guerre!

Insomma questa visita è stata l’ennesima propaganda inconsistente messa in piesi dalla capa del governo italiano. E’ questo che si merita del resto la borghesia imperialista italiana. 

Ma non di certo se la meritano i lavoratori e le masse popolari nel nostro paese, non certo i migranti respinti e lasciati morire, che questa sua politica fascio-imperialista subiscono ogni giorno di più.

E’ il tempo della lotta contro la nostra borghesia imperialista e contro le forme in cui esercita il suo dominio (Stato, governi), dell’unità delle forze e delle realtà che si oppongono alla guerra, della liquidazione di chi tra le nostre fila devia le energie proletarie e rivoluzionarie e non le organizza contro il nostro imperialismo, della solidarietà internazionalista, per combattere e rovesciare il nostro governo, questo governo, nemico dei lavoratori, delle masse e dei popoli oppressi.  

Femminicidi: questo governo, questo Stato, questo sistema non ci salverà

Da MFPR

Tre femminicidi in pochissimi giorni, l’ultimo quello di Sofia a Cologno Monzese (MI) accoltellata dall’ex fidanzato.
In alcuni casi, come per la morte di Mariella in provincia di Enna, vi era stata più di una denuncia alla polizia.

La nostra rabbia, il nostro dolore devono portare a una lotta collettiva, continua delle donne, unica barriera.

Ma con la coscienza che finchè non ci liberiamo di questo putrefatto sistema, di questo Stato, di questo governo, non ci sarà fine a femminicidi, stupri.

Una polizia che massacra una trans con odio omicida, come accaduto vicino la stazione di Milano; un presidente fascista del Senato che “vomita” ignobili offese sessiste su una ragazza stuprata dal figlio viziato e corrotto; un governo Meloni e i suoi luridi ministri e ministre che pesano le donne se sono più o meno “macchine per la riproduzione”, e che rispondono solo con la repressione a problemi/diritti sociali; un sistema che fa mostra nelle sue Tv di donne come merce, esponendone la mercanzia di seni, gambe, culi; una società capitalista che apertamente discrimina le donne nel lavoro, per il lavoro, nel salario; un governo che produce una scuola, una cultura militarizzata, in cui si alimenta verso i maschi le concezioni rambiste e inevitabilmente bulliste, di sopraffazione, ecc. ecc.; questi sono i primi che “uccidono” ogni giorno e su tutti i fronti le vite delle donne e alimentano i loro frutti: miseri uomini che odiano le donne.

Non c’è “educazione” che tenga, come dicono le anime belle della piccola borghesia.

C’è lotta, lotta pericolosa e necessariamente violenta – sì violenza rivoluzionaria, contro la violenza mortifera della borghesia e dei suoi figli drogati dai “valori” marci/fascisti – per mettere fine a questo “sistema femminicida”!

Uniamoci per questo!

Pubblicato da fannyhill 

Sospeso il Reddito di cittadinanza a 169 mila con un cinico Sms, dura protesta a Napoli davanti alla sede dell’Inps

“Io ho ricevuto l’SMS di sospensione, mio marito 59 anni e io 52, chi ci prende a lavorare?” – mi scrive A.

L’SMS con cui INPS annuncia che il Governo ha eliminato il reddito di cittadinanza è una dichiarazione di guerra. Ai poveri, mica alla povertà!

C’è chi si concentra sulle modalità – un impersonale SMS, vigliacco e crudele come solo la lingua della burocrazia sa essere – ma la sostanza è ancor più dura della forma. Perché 169mila famiglie si ritroveranno ora senza alcuna fonte di reddito. Perché 169mila famiglie saranno più ricattabili e costrette ad accettare qualunque offerta di lavoro arrivi dall’imprenditore di turno.

Perché lo stesso Governo Meloni che fa la guerra ai poveri propone la pace agli evasori e alle grandiimprese che macinano profitti su profitti. I soldi li si prende dai poveri e li si dà ai ricchi, ai padroni, all’industria bellica.

Guerra ai poveri, pace agli evasori e ai super ricchi, soldi alla guerra! Ecco a voi il Governo Meloni.

Molte le richieste di informazioni: la legge prevede infatti che i nuclei al quale verrà sospeso il reddito, dovranno essere presi in carico dai servizi sociali del Comune. Numerose le persone che si sono recate, a quanto si apprende, anche presso le sedi delle municipalità, a partire da quella di Scampia.

Così il presidente degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi paventa un rischio di aggressione agli stessi mentre l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, Luca Trapanese, invita i cittadini a non andare ai servizi sociali per chiedere informazioni: “è inutile”.  Intanto, non emergono piani per il lavoro e la formazione.

Il taglio del Reddito è un atto infamante, vigliacco. Pura cattiveria. La comunicazione via sms sicuramente farà esplodere una rivolta. Una rivolta legittima e sacrosanta contro un governo che difende i ricchi e i prepotenti. E’ necessario promuovere, organizzare 10, 100, 1000 comitati di lotta territoriali per richiedere semplicemente il Reddito o il lavoro vero. Anche noi tifiamo per la rivolta.

Ciro Crescentini

Nicola Ricci (Cgil): “Destra disumana. In Campania sarà emergenza sociale”

Dopo il taglio – Solo in Regione in 250 mila persone si vedranno togliere il Reddito di cittadinanza. La rabbia popolare si riverserà verso le istituzioni, secondo il sindacalista

Di Vincenzo Iurillo

29 Luglio 2023

Napoli “Quel che è successo è solo un’anticipazione delle rivolte di piazza che si scateneranno nei prossimi mesi contro le istituzioni. Sta per esplodere una bomba sociale”. Il segretario di Cgil Campania, Nicola Ricci, è preoccupato: “In Campania abbiamo calcolato che almeno 250mila persone saranno interessate dalla sospensione del Reddito di cittadinanza: 250mila esseri umani […]

Pubblicato da baronerosso

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