La manifestazione di Firenze – prima valutazione di proletari comunisti

25 mila lavoratori e lavoratrici, rappresentanze di fabbriche e posti di lavoro, tanti studenti, giovani, militanti e appartenenti ad associazioni, sindacati di base, piccoli pezzi della Cgil/Fiom e gruppi politici di estrema sinistra hanno partecipato alla manifestazione di Firenze promossa dal Collettivo di fabbrica della Gkn, e giunta al culmine di un lungo tour che ha girato il paese dal nord al sud, con una chiamata a raccolta espressasi in forme rappresentative nella manifestazione di Firenze.

Se il dato di partenza è stata la coraggiosa e significativa lotta della Gkn contro la delocalizzazione e la chiusura delle fabbriche, il punto di arrivo è questa grande manifestazione nel nostro paese la prima costruita direttamente dagli operai, una manifestazione che pur raccogliendo le ragioni iniziali, è stata la prima risposta operaia e popolare contro la guerra imperialista, contro l’invio di armi e soldati e l’aumento delle spese militari deciso dal governo Draghi.

La manifestazione ha avuto la capacità di raccogliere le diverse anime, tra esse la forte presenza di studenti e Friday for Future, e contingenti dei lavoratori in lotta, alcuni nelle fabbriche, altri fuori dalle fabbriche.

La manifestazione ha chiamato a raccolta in forme visibili e unitarie l’arcipelago di gruppi e organizzazioni dell’estrema sinistra che l’hanno caratterizzata fondamentalmente sul tema della guerra.

Guardando ai contenuti della manifestazione vi è stato un orientamento, indirizzato dal Collettivo della Gkn, verso una posizione che, come ha scritto il Manifesto, ne ha fatto una manifestazione di “vita, di pace e lavoro”, e che ha raccolto in particolare le istanze del movimento degli studenti, del movimento Friday for Future, dell’arcipelago pacifista toscano.

Questo è evidentemente per noi un limite della manifestazione di Firenze, dato che noi siamo perchè la lotta della Gkn sia e diventi un espressione del risveglio operaio, dell’orgoglio operaio, come si è sentito sempre dire, capace di raccogliere innanzitutto la classe operaia di grandi, medie e piccole fabbriche in lotta per il lavoro, in cui è latente la lotta generale per il salario, la riduzione dell’orario, la salute e i diritti dei lavoratori; un appello alla classe operaia di uscire fuori dai binari del sindacalismo confederale e collaborazionista, compreso quello rappresentato da Landini e la Fiom; per una classe operaia più forte e più organizzata, capace di riaprire i rapporti di forza nella necessaria guerra classe nel nostro paese e capace di essere un punto di forza egemone del fronte unito di classe e masse contro padroni e governo. Affinchè così l’appello e l’insistenza del Collettivo della Gkn perché gli operai diventino classe di governo, possa diventare un’effettiva battaglia per un governo operaio e un potere operaio.

E’ questo il senso che noi diamo alla parola d’ordine insorgiamo e che ha guardato alla battaglia della Gkn come un importante passaggio e indicazione.

E al di là delle parole noi riteniamo che questa strada sia stata rappresentata nella manifestazione.

Detto questo, noi riteniamo che al di là della autorappresentazione assolutamente conquistata e valorizzata degli operai della Gkn, i nuclei di operai in lotta erano abbastanza ristretti e più che uniti erano avvolti dalle altre istanze presenti nella manifestazione. Così l’incidenza verso operai e lavoratori, tuttora sotto il controllo del sindacalismo confederale è apparsa debole, perfino più ridotta dell’influenza che la lotta della Gkn ha avuto nelle sue fasi alte.

Queste realtà operaie anche nella manifestazione non hanno avuto voce, neanche quelle che erano necessarie per dare lotta e impulso ad operai e lavoratori sicuramente ad uno stadio molto inferiore di fabbriche delocalizzate, dalla Caterpillar alla Tessitura Albini di Mottola…

Così le istanze per una classe di governo non possono essere rappresentate dalle proposte riformiste del Collettivo, dalla loro integrazione con quelle ambientaliste di Friday for Future e di una fetta rilevante delle presenze in piazza, rappresentate da una sinistra ex parlamentare e aspirante parlamentare.

Il potere deve essere operaio è altra cosa.

Abbiamo detto che la manifestazione è stata comunque la più grossa contro la guerra imperialista e l’azione del governo Draghi che ci trascina in questa guerra attraverso la radicale azione per essere un puntello d’avanguardia della linea Usa/Nato, a fronte dell’invasione imperialista russa dell’Ucraina.

Rispetto a tutto questo, come ha detto dal palco il rappresentante della Gkn, la manifestazione è stata altrettanto radicale nel dire un NO chiaro e nell’esprimere una forte volontà di lotta che arrivi, come molte realtà hanno affermato, ad uno sciopero generale contro la guerra, l’economia di guerra scaricata sui proletari e le masse, contro tutti gli imperialismi, contro la Nato.

Questo terreno che è il più avanzato possibile con una dimensione di massa nell’attuale situazione politica è quello che realmente deve fare paura all’imperialismo e la governo. E quindi ha bisogno di una continuità di proposta e di azione che dalla manifestazione di Firenze ha avuto un incoraggiamento ma che tocca a tutte le realtà presenti concretizzare in un movimento generale e continuo di lotta.

Lo striscione portato dai lavoratori e lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe, e dell’Assemblea proletaria anticapitalista ha voluto essere un’indicazione netta e chiara rispetto a quello che è stata la manifestazione, il modo di intendere la parola “insorgiamo” e la prospettiva realmente antagonista e alternativa del potere operaio, espressione non del movimento esistente così com’è adesso, ma della sua trasformazione politica rivoluzionaria.

Certo, il problema principale è di dare forza, è quello da un lato di lavorare tutti, senza nessuna delega al Collettivo di fabbrica della Gkn, per sviluppare dovunque le lotte in fabbrica, per l’opposizione alle delocalizzazioni, la lotta per il salario e la riduzione dell’orario di lavoro, che non può che avvenire in un quadro di scontro contro le direzioni sindacali e il gruppo dirigente Fiom in primis; dall’altro di sviluppare l’organizzazione politica autonoma degli operai, il fronte unico di classe, la forza militante che la prospettiva della guerra e dello stato di guerra inevitabilmente richiede e richiederà.

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